La Regione approva la riforma della Pubblica amministrazione

L’AQUILA – Il Consiglio regionale d’Abruzzo ha approvato la legge n.77 in riforma della macchina amministrativa che prevede la nuova organizzazione delle strutture, delle competenze e delle funzioni della pubblica amministrazione regionale. La legge è stata votata a maggioranza e fissa il criterio generale del riordino voluto dalla Giunta regionale di centrosinistra guidata dal Governatore d’Abruzzo Luciano D’Alfonso. Entro 45 giorni, la Giunta dovrà fissare i criteri con delibere e atti organizzativi che fissano la ‘scatola’ di riferimento dei vari settori. «Si realizza una situazione normativa di cui la Regione aveva bisogno da venti anni – ha commentato il presidente dell’esecutivo abruzzese D’Alfonso».

Di Dalmazio (Abruzzo Futuro): «Accolte le nostre proposte migliorative». «Con le nostre proposte e la nostra opposizione abbiamo contribuito a migliorare un testo di legge che, aldilà delle dichiarazioni di intenti, rischiava di creare effetti molto negativi». Lo afferma il capogruppo di “Abruzzo Futuro”, Mauro Di Dalmazio, in merito alla riforma della Pubblica amministrazione regionale. «Dopo che abbiamo posto rimedio alle “sviste” con le quali si introducevano passaggi di livelli senza concorso, si aumentava il numero dei dirigenti regionali a dismisura, si toglievano risorse alle istituzioni culturali, salvi ravvedimenti dell’ultimo momento, indotti dalla dura opposizione, sono stati accolte alcune proposte contenute negli emendamenti presentati dal sottoscritto hanno consentito di rinviare, come richiesto, la disciplina del commissario, che era diventato il punto centrale,  ad una specifica legge obiettivo che individui e definisca gli obiettivi straordinari a cui ricollegare tale figura. Infatti, la proposta della maggioranza era nebulosa e soprattutto, senza specificazioni di funzioni e finalità, rischiava pertanto di determinare una proliferazione di ruoli non certo funzionali al buon andamento amministrativo bensì con il rischio della creazione di ulteriori posti e ruoli di governo e sottogoverno. Un altro emendamento accolto riguarda la fissazione di un tetto per la remunerazione del direttore generale che non può certo essere esorbitante rispetto al trattamento dei direttori. Abbiamo inoltre definitivamente evitato il rischio della sottrazione di risorse a primarie istituzioni culturali abruzzesi, come già avvenuto in commissione. Il testo di legge presenta ancora molte criticità, ma certo il lavoro svolto in opposizione sia in commissione che in aula, aldilà degli intenti dichiarati, ha evitato effetti peggiori e negativi».